Un solo grande “sì”. Pronunciato da 600mila giovani stretti intorno al Papa. Il “sì” di Maria, “la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia”, la “influencer di Dio”, come dice Francesco.
Un "sì" amplificato per il terzo millennio da coloro che nel Campo San Juan Pablo II Metro Park di Panama partecipano alla veglia della Gmg. Un sì suggellato da un'adorazione eucaristica finale, di rara intensità spirituale. E' il sì di Erika e Rogelio, che hanno accettato di diventare genitori di Ines e di amarla con tutto il cuore, nonostante fosse nata con handicap (anche papa Bergoglio la accarezza teneramente, quando i genitori gliela presentano). “Voi avete creduto che il mondo non è soltanto per i forti”, commenta il Pontefice. E' il sì di Alfredo, che è rimasto “senza scuola, senza occupazione e senza lavoro” e tuttavia ha avuto la forza di rialzarsi dal baratro della droga in cui era caduto. E' il sì di Nirmeen che nella Gmg di Cracovia, due anni e mezzo fa, ha incontrato una comunità viva che le ha permesso di vivere la gioia di essere incontrata da Gesù. E', in definitiva, il sì di chi vuole un futuro - parola chiave di questa Gmg - migliore per il mondo. E lo grida nel cielo scuro di Panama illuminato dalle tante fiammelle di questa Veglia.
Francesco, che nel pomeriggio ha incontrato in Nunziatura Apostolica i gesuiti di Panama e di altri Paesi del Centro America (l’incontro è durato circa un’ora, fa sapere la Sala Stampa vaticana), giunge al Campo Juan Pablo II intorno alle 18,15 (mezzanotte e un quarto in Italia). Scene di grande entusiasmo accompagnano l'arrivo della Papamobile nell'immenso accampamento, dove i giovani hanno atteso per ore sotto il sole. Ma caldo e fatica non li hanno affatto fiaccati, anzi in un certo senso hanno moltiplicato le loro forze, per un “benvenuto” corale ed estremamente caloroso.
Così il colpo d'occhio che si presenta a papa Bergoglio, al suo arrivo è stato a dir poco indimenticabile. Bandiere di tutti i Paesi, magliette con le scritte più fantasiose, tutte ispirate al Vangelo, foulard colorati agitati in segno di saluto. Sul palco a forma di vela, alle spalle del Papa una gigantografia di un Gesù sorridente a braccia aperte. E l'Inno della Gmg di Panama a fare da colonna sonora. Decine e decine di decibel scaricati nell'aria, a sottolineare anche coreografie che il Pontefice segue con visibile interesse. Il tutto però lascia poi posto al silenzio e all'ascolto quando il Papa attacca il suo discorso, solo di tanto in tanto interrotto dagli applausi. Oppure quando è egli stesso a invitare a ripetere certe frasi. Ad esempio: "Solo quello che si ama può essere salvato".
“Il Vangelo ci insegna che il mondo non sarà migliore perché ci saranno meno persone malate, deboli, fragili o anziane di cui occuparsi e neppure perché ci saranno meno peccatori, ma che sarà migliore quando saranno di più le persone che, come questi amici, sono disposte e hanno il coraggio di dare alla luce il domani e credere nella forza trasformatrice dell’amore di Dio”, dice. E il progresso della società non sarà “solo per arrivare a possedere l’ultimo modello di automobile o acquistare l’ultima tecnologia sul mercato”. No, c'è molto di più che vivere per questo.
In precedenza Il Papa aveva ascoltato le testimonianze dei giovani sopra menzionati (una famiglia, un ex tossicodipendente, un palestinese). E da quelle esperienze trae spunto per sottolineare la vita nuova donata da Cristo agli uomini. “Quella vita – rimarca - non è una salvezza appesa 'nella nuvola' in attesa di venire scaricata, né una nuova “applicazione” da scoprire o un esercizio mentale frutto di tecniche di crescita personale. Neppure un tutorial con cui apprendere l’ultima novità. La salvezza che il Signore ci dona è un invito a partecipare a una storia d’amore che si intreccia con le nostre storie; che vive e vuole nascere tra noi perché possiamo dare frutto lì dove siamo, come siamo e con chi siamo. Lì viene il Signore a piantare e a piantarsi; è Lui il primo nel dire 'sì' alla nostra vita, alla nostra storia, e desidera che anche noi diciamo 'sì' insieme a Lui”.
Lo stesso avvenne con Maria. “Dio la invitò a far parte di questa storia d’amore. Senza alcun dubbio la giovane di Nazaret non compariva nelle 'reti sociali' dell’epoca, non era una influencer, però senza volerlo né cercarlo è diventata la donna che ha avuto la maggiore influenza nella storia. Maria, la 'influencer' di Dio. Con poche parole ha saputo dire 'sì' e confidare nell’amore e nelle promesse di Dio, unica forza capace di fare nuove tutte le cose”.
“Questa sera – prosegue il Papa - ascoltiamo anche come il “sì” di Maria riecheggia e si moltiplica di generazione in generazione. Molti giovani sull’esempio di Maria rischiano e scommettono, guidati da una promessa”. E perciò al cumine del suo discorso Francesco rivolge a tutti la domanda fondamentale. “Volete essere “influencer” nello stile di Maria, che ebbe il coraggio di dire “avvenga per me”? Solo l’amore ci rende più umani, più pieni, tutto il resto sono buoni ma vuoti placebo”.
Di qui l'invito del Pontefice: tra un po' davanti al Signore Eucaristia (la veglia si è conclusa con l'adorazione, come avviene da Colonia 2005 in poi), “non abbiate paura di dirgli che anche voi desiderate partecipare alla sua storia d'amore nel mondo”. “Essere un “influencer” nel secolo XXI – sottolinea subito dopo - significa essere custodi delle radici, custodi di tutto ciò che impedisce alla nostra vita di diventare “gassosa” ed evaporare nel nulla”.
“Non basta infatti stare tutto il giorno connessi per sentirsi riconosciuti e amati”. Occorre dire sì al Signore. E questo “significa avere il coraggio di abbracciare la vita come viene, con tutta la sua fragilità e piccolezza e molte volte persino con tutte le sue contraddizioni e mancanze di senso”. Abbracciare la vita, prosegue Francesco, si manifesta anche quando diamo il benvenuto a tutto ciò che non è perfetto, puro o distillato, ma non per questo è meno degno di amore. Forse che qualcuno per il fatto di essere disabile o fragile non è degno d’amore? Qualcuno per il fatto di essere straniero, di avere sbagliato, di essere malato o in una prigione non è degno d’amore? Così fece Gesù: abbracciò il lebbroso, il cieco e il paralitico, abbracciò il fariseo e il peccatore. Abbracciò il ladro sulla croce e abbracciò e perdonò persino quelli che lo stavano mettendo in croce”. Così i giovani devono imparare ad abbracciare la vita e scoprire di essere fatti per un di più.
"Amici - conclude il Pontefice - vi chiedo anche che, in quel faccia a faccia con Gesù, preghiate per me perché anch’io non abbia paura di abbracciare la vita, custodisca le radici e dica con Maria: 'Avvenga per me secondo la tua parola".
Dopo le parole del Papa, di nuovo scende il silenzio sul campo Juan Pablo II. Un silenzio totale, solido, impressionante. L'adorazione eucaristica raggiunge picchi spirituali tra i più alti di tutte le Gmg. Bellissime le musiche che scandiscono le preghiere, fino all'Ave Maria cantata dagli italiani de ll Volo. Totale l'adesione dei ragazzi, tutti in adorazione davanti all'ostensorio, che è significativamente appoggiato sulle mani di una grande statua della Vergine. E pazienza se per quelli lontani è poco più che un francobollo o se si deve ricorrere all'ausilio dei maxischermi. Non per questo la Presenza che pervade quel silenzio è meno reale. E i giovani possono meditare e pregare tutta la notte.